Molte delle neomamme alle prime armi, presentano non pochi dubbi su quale possa essere il momento migliore per poter interrompere l’allattamento e, soprattutto, sono molto dubbiose su quale possa essere il metodo da adottare per portare a buon fine l’interruzione dell’allattamento e, in generale, molte sono le perplessità che riguardando come smettere di allattare. Fortunatamente al giorno d’oggi è facile trovare grazie a internet, la risposta a tutte queste ed altre domande. Naturalmente, come facciamo sempre all’inizio di ogni nostro articolo, vi ricordiamo che è sì utile informarsi in maniera autonoma riguardo i vostri quesiti riguardo questo genere di cose, ma che è sempre meglio rivolgersi ad uno specialista, o al vostro medico di fiducia/pediatra. In linea di massima, il periodo perfetto per poter smettere di allattare è quello che va dai sei mesi in poi fino ad arrivare ad un anno.
Questa condizione però non è da prendere in considerazione come un qualcosa da considerare come assoluto, poiché ogni bambino ha le sue particolari tempistiche e le sue personali esigenze; vi sono infatti bambini che continuano a prendere il latte anche oltre l’anno, a volte anche oltre i tre. Questo però, benché non comporti particolari problematiche per il bambino, può essere particolarmente deleterio per la madre, che magari per motivi fisici o personali, preferirebbe fare a meno di continuare ad allattare così a lungo.
L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia alle mamme di proseguire l’allattamento fino ai due anni di età (o anche oltre), ma solo a condizione che l’allattamento al seno si dimostri come la soluzione più adatta sia per la mamma che per il bambino. In ogni caso, sia che preferiate continuare ad allattare, sia che preferiate smettere di farlo, il nostro consiglio è quello di prendere questa decisione in maniera del tutto autonoma, in modo tale da poter smettere di allattare senza traumi e senza stress di alcun tipo, sia per voi, che per il vostro bambino. In primis, sarà importante andare a vedere perché avvertite l’esigenza di smettere di allattare.
I motivi potrebbero essere i più svariati: magari vi sentite particolarmente stanche, avete voglia di finire presto perché vi sembra di dover rinunciare a fare ciò che vi piace o avete bisogno di tornare subito al lavoro, oppure c’è qualcuno che vi continua a chiedere quando sarà finalmente arrivato il momento in cui potrete smettere di allattare, vogliamo tranquillizzarvi: un allattamento prolungato, a detta anche del Ministero della salute italiano, non ha affatto controindicazioni sul benessere e sulla crescita del bambino, e fino a prova contraria, non dovrebbe comportare problemi nemmeno alla madre. Una volta valutata attentamente la decisione (su fino a quando allattare), è assolutamente di fondamentale importanza non smettere da un giorno all’altro, ma far sì che sia un processo graduale. L’obiettivo è quello di smettere di allattare senza ingorghi, che possono avvenire molto facilmente se si smette da un momento all’altro di allattare a causa della troppa pienezza di latte materno e possono evolversi anche in dolorose mastiti, e di evitare dei traumi al bambino che, ormai abituato al latte materno, potrebbe trovarsi a disagio a bere soltanto dal biberon.
Per poter evitare gli ingorghi, tematica particolarmente cara dalle giovani madri, il consiglio del medico specialista, è quello di andare a massaggiare il seno mentre ci si trova sotto la doccia o in bagno, poggiandosi al lavandino, per poter favorire la fuoriuscita di latte in una maniera che sia controllata. Questo procedimento può essere effettuato a mano, oppure con l’aiuto di un tiralatte, che può essere utilizzato successivamente anche per poter nutrire il vostro bambino. Naturalmente, questo processo è piuttosto doloroso: infatti, specialmente i primi giorni, capiterà che il seno sarà particolarmente doloroso e gonfio. E’ proprio per questo che va svuotato. Idealmente, sarebbe bene andare ad eliminare le poppate “spuntino” del neonato, lasciandogli a disposizione quindi solo quelle principali, che corrispondono cioè ai pasti più importanti della giornata.
È altrettanto importante però mostrarsi flessibili e seguire il bambino in tutto il processo della fine dell’allattamento a seconda di quelle che sono le sue esigenze. In caso di una resistenza quasi violenta, è utile prendersi delle pause, e magari rimandare di qualche giorno o anche di qualche settimana, l’utilizzo del solo biberon. Ci raccomandiamo però di non essere troppo morbidi con il bambino, che potrebbe abituarsi a ricevere troppe attenzioni e questo comporterebbe un ulteriore ritardo nell’abbandono del latte materno. Altrettanto possibile è invece un’interruzione subitanea della produzione di latte materno. Questa operazione è resa possibile tramite l’ausilio di una pillola che, solo e soltanto sotto prescrizione del medico di famiglia, potrà essere presa in considerazione come soluzione per la giovane madre solo e soltanto dopo una serie di controlli ed esami del caso. Questo tipo di percorso però, così come è facile da immaginare, non è affatto un percorso indolore: la soluzione più naturale (e anche quella indolore) è quella infatti di abbandonare in maniera graduale l’allattamento in un lasso di tempo che varia dalle due alle tre settimane, offrendo al bambino il biberon come sostitutivo.
Ci raccomandiamo ancora una volta di non essere troppo morbidi, altrimenti il vostro bambino potrebbe restare destabilizzato da questa vostra incapacità di prendere una posizione precisa riguardo la sua alimentazione. Per quanto riguarda il bambino, è di fondamentale importanza coccolarlo e fornirgli dei passatempi mentre impara ad apprezzare il latte artificiale somministrato tramite l’uso del biberon, in particolare i primi tempi. Un altro grande aiuto è quello dei parenti e degli amici, di fondamentale importanza sia a livello psicologico per la madre ed il bambino, che dal punto di vista “fisico” vero e proprio. Alcuni metodi che è facile trovare su internet o nei vecchi libri di consigli che ci si ritrova ad interrogare quando si è in cerca di notizie e consigli su fino a quando proseguire l’allattamento, prevedono addirittura un allontanamento di qualche giorno dal neonato in modo tale che il piccolo possa staccarsi dall’abitudine di questo gesto in maniera repentina e decisiva.
Questo atteggiamento però è difficile da portare a buon fine poiché parecchio invasivo sulla psiche e sul senso di sicurezza del bambino, che potrebbe sentirsi a disagio e in difficoltà senza avere accanto la figura di riferimento al quale è più legato in questo momento della sua vita. Fra i consigli di questo metodo così severo, ci sono lasciare il bambino con i nonni per qualche giorno e lasciare che la madre dorma in albergo per qualche notte. Naturalmente, questo metodo non è sostenibile per tutti sia a causa delle spese, sia a causa del trauma che un distacco di questo tipo potrebbe causare in un neonato. L’ideale è quello di rimanere in ogni caso vicino al vostro bambino e di usare il maggior numero di distrazioni possibili per poterlo tenere occupato, in modo tale che non vi chieda più di essere allattato. Tuttavia, non è detto che questo possa bastare. A volte però, può essere molto utile una passeggiata al parco, per esempio grazie all’utilizzo di un passeggino leggero, per poter distrarre in maniera efficace il vostro bambino. E poi non c’è niente di meglio di un po’ di aria fresca per potersi rilassare, e questo vale anche per i neogenitori che, senza ombra di dubbio alcuno, saranno particolarmente stressati da questo particolare periodo della loro vita.
Naturalmente però, la fine dell’allattamento comporta tutta una serie di problematiche ulteriori che spesso vengono purtroppo sottovalutate: la fine del processo di allattamento non è affatto la fine di ogni problema, anzi. Secondo l’esperienza di molte neomamme, facili da trovare nel web su decine di forum e di blog personali, i bambini tendono a dormire di più per tutta una serie di motivi: il primo è che, di solito, il motivo principale per cui un bambino si sveglia la notte è perché ha fame o perché cerca il contatto con la madre, cosa che con il biberon viene automaticamente meno. Grazie a questa comoda conseguenza della fine dell’allattamento, anche i genitori più stressati potranno ricominciare a dormire tutta la notte. Un’altra conseguenza collegata con la fine dell’allattamento, è quella dell’aumento dell’appetito nel neonato, che è dovuto sia alla crescita stessa del bambino e quindi delle sue nuove esigenze a livello alimentare, sia alle caratteristiche nutrizionali del latte artificiale. In alcuni casi, però, possono presentarsi anche delle conseguenze negative al seguito della fine dell’allattamento.
Molto spesso infatti, può capitare che una madre possa arrivare a sentirsi “meno madre” rispetto a prima; questo accade perché il legame che si arriva a formare nel corso dei mesi dell’allattamento, è un legame così forte che, quando si interrompe, può far cadere la madre in una profonda sensazione di sconforto. È per questo che è così importante, specialmente per la giovane madre, poter contare su un sostegno psicologico importante, specialmente in questa fase così delicata della sua vita e della vita del neonato. È fondamentale ricordare che la mamma è sempre la mamma, e che quindi il suo legame con il figlio non sarà affatto danneggiato da questo cambiamento, anzi, ne uscirà molto più forte.